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«Questa corsa aiuta a sfogliare pagine dolorose», dice Abdon Pamich  campione olimpico ed europeo, nonché 40 volte campione italiano su varie distanze. Profugo fiumano dopo la fine della seconda guerra mondiale, si è sempre impegnato per la conservazione della memoria storica della comunità giuliano-dalmata in Italia e in particolare a Roma e per questo oggi è il testimonial della "Corsa del ricordo". È presente Pamich, anche quest'anno e con lui anche la seconda classificata tra le donne che dice di partecipare perché abita nel quartiere o un podista classe '53 che ha la moglie Giuliano-Dalmata. E c'è anche un ragazzo che partecipa per identità culturale e perché, con una figlia invalida al 100%, è stato sfrattato dal proprio appartamento e quindi identifica la sua battaglia con quella di un popolo cacciato dalle proprie case. 
Ci sono le rappresentanze delle associazioni degli esuli a dimostrazione che la corsa è sempre più, ormai, un appuntamento sentito da chi il dramma lo ha vissuto in prima persona o lo ha sempre sentito raccontare in casa. Questa, secondo gli organizzatori, è la più grande vittoria per chi ha pensato a un evento sportivo come questo così fortemente identitario. 
Commenti in libertà, dunque. Di quanti hanno partecipato a una corsa nata per ricordare. Di podisti, autorità, uomini del mondo dello sport...

 

Abdon Pamich, Testimonial dell’evento, vincitore dell’oro nella marcia a Tokyo, fiumano di nascita e quindi memoria storica di quei terribili anni. «Questa corsa ha un valore che va al di là degli aspetti tecnici pure importanti. Permette di sfogliare pagine dolorose di un libro che deve rimanere nella memoria di tutti noi e delle nuove generazioni».

 

Antonio Ballarin, presidente Federesuli: «La nostra storia deve essere conosciuta e raccontata. E questa corsa rappresenta un format eccezionale creato dall’Asi, ed è uno strumento per far sorgere alle persone una domanda sulla ricorrenza della corsa, di divulgazione e di conoscenza della storia. Agli organizzatori tutti va il nostro plauso».

 

Claudio Barbaro, presidente Asi Nazionale: «È l’evento simbolo del nostro ente di promozione sportiva. Non a caso, durante l’assemblea elettiva dell’Asi, ho citato solo questo evento, per motivi etici, affettivi, culturali e storici perché, oltre ad essere diventato l'evento più importanti dell’Asi, si coniuga benissimo con le nostre radici, con la nostra cultura e con il nostro essere italiani». 

 

Roberto Tavani, segreteria del presidente della Regione Lazio: «Questa corsa rappresenta un’opportunità per ricordare una delle pagine della storia del nostro paese, per altro trascurata dall’opinione pubblica e dai partiti che ne facevano un vessillo ideologico. È bello essere qui per affermare che questo momento meritava e merita oggi di essere ricordato».

 

Angelo Diario, presidente della Commissione Sport di Roma Capitale: «Una giornata importante sia dal punto di vista sportivo che storico. È sempre importante quando si unisce lo sport alla commemorazione di eventi così importanti che devono essere ricordati. È stata bello ed è stato momento significativo la partecipazione degli abitanti del quartiere».

 

Fabrizio Ghera, vicepresidente della Commisisone Cultura, Politiche Giovanili e Lavoro di Roma Capitale: «Una giornata di festa - che può dare solo lo sport - coniugando l’impegno civile all'attività fisica. Questo appuntamento è importante perché ricorda il dramma degli esuli e una grandissima dimenticanza della nostra storia. Straordinario riuscire a ricordare l’evento tragico delle foibe con un momento di partecipazione e positività».

 

Roberto Cipolletti, presidente provinciale Asi Lazio: «Quando pensammo di far nascere questa corsa podistica ci legammo ad una data storica; la Giornata del Ricordo celebrata il 10 febbraio di ogni anno ed istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92. Questa voleva conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. E così anche noi dopo che, per tanti anni, abbiamo assistito ad una parte di storia italiana su cui spesso e colpevolmente calava tanto silenzio. Come organizzatore, sono felice che ogni anno vi sia una crescita e che, intorno a questo evento, ci sia l'affetto di un quartiere intero e delle tante associazioni che ricordano questa pagina di storia. Questa è la nostra più grande vittoria». 

 

Alessandro Cochi, già delegato alle politiche sportive di Roma Capitale e uno degli ispiratori della corsa ai suoi esordi: «Come cittadino continuo a correre volentieri in un appuntamento come questo (salvo quest'anno. Forfait per infortunio); per senso civico e per conoscere meglio la storia del quartiere, per parlare con persone che raccontano come nacque questo villaggio, per rivedere quei monumenti che raccontano tanta storia patria. Lo sport  serve a ravvivare il fuoco della storia stessa provando a restituire quella dignità - per troppo tempo negata - ad un popolo fiero. Questa corsa - al suo quarto anno - è diventata, nel panorama podistico romano, molto importante ed è legittimata ormai da tutti le Istituzioni».

 

Fabio Martelli presidente del Comitato Regionale Fidal Lazio: «Qui la corsa agonistica la dobbiamo intendere un momento sociale di aggregazione, dove i colori non contano, ma conta solo ricordare cosa è successo tanti anni fa. Grazie soprattutto all’Asi che ha avuto questa idea di sviluppare la Corsa del Ricordo per le società e per tutti i podisti».

 

Marino Michic, direttore dell’archivio del Museo Storico di Fiume e presidente dell’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio: «È un evento sempre più sentito e con molta gratitudine, auspico che diventi una tradizione, che prosegua negli anni. Personalmente, lo vivo con molto entusiasmo perché proprio qui si organizzavano con molti esuli le prime maratonine amatoriali. Il mio ricordo va a loro e a quanti, oggi, stanno portando avanti una tradizione sportiva e culturale significativa».

 

Donatella Schurzel. presidente dell’Associazione Venezia giulia e Dalmazia di Roma e vicepresidente nazionale: «Questa corsa rappresenta una delle migliori modalità per ricordare in modo positivo - camminando e andando avanti - fatti storici che fino a qualche anno fa erano completamente sconosciuti e che adesso finalmente iniziano ad essere noti. Ma c’è ancora tantissimo da lavorare e lo sport è uno dei migliori modi per dare opportunità e conoscenza. Nel nostro mondo ci sono stati moltissimi atleti che hanno dato sempre lustro al mondo sportivo. Lo sport è ancora puro e porta avanti valori di civiltà, convivenza e onestà di intellettuale».

 

Carla Cace, direttivo nazionale del Comitato 10 Febbraio e direttivo nazionale Associazione Nazionale Dalmata: «È in atto una rivoluzione culturale che tende a mostrare pagine di storia su cui per tanti anni è calato un velo di silenzio. La corsa, nello specifico, è un evento che, attraverso lo sport, trasferisce la conoscenza in maniera diversa e molto efficiente. Racconta una storia che per ragioni politiche e convenienze geopolitiche e internazionali è stata cancellata. Ho l’onore di esserne la madrina, di averla vista nascere ed evolvere. Inoltre, sono fiera che da quest’anno l’appuntamento raddoppi con la gara che si svolgerà a settembre a Trieste».

 

Emilio Minunzio, Vicepresidente Asi: «Questi sono degli eventi particolari per noi e tra l’altro molto rappresentativi. È il classico esempio di come un ente di promozione sportiva possa correttamente far interagire lo sport con delle tematiche sociali, cultura e storiche».

 

Sandro Giorgi, responsabile nazionale del settore atletica leggera dell’Asi: «Questa corsa dimostra che lo sport - soprattutto quando vi è grande partecipazione - rappresenta anche un modo per raccontare la storia e veicolare cultura. Non solo un valore legato all'agonismo, quindi, ma molto altro. Ed ora, il prossimo appuntamento sarà a Trieste, altro luogo particolarmente significativo. Un'altra pagina da raccontare». 

 

Marco Carotti, presidente provinciale Asi Roma: «Per anni è stato una pagina oscura della storia quella delle foibe e anche sportivamente andava ricordata. Siamo orgogliosi e fieri di averlo fatto».

 

Carlo Cipriani, Società Dalmata di Storia Patria: «Questi eventi servono per attualizzare fatti storici importanti e rendere protagonisti oggi, i dalmati e i giuliani dispersi nel mondo che vogliono credere ancora in qualcosa, ricordare e che voglio contribuire alla crescita dell’Italia». 

 

Luciano Duchi, Gruppo Sportivo Bancari Romani e presidente della RomaOstia: «Abbiamo scelta questa gara perché interveniamo sempre nelle manifestazione che hanno un quoziente tecnico interessante. Rappresenta poi un avvenimento agonistico che ha un significato che noi condividiamo».

 

Marco Cochi redattore di Primato e scrittore: «Questo evento offre l’opportunità di focalizzare la nostra memoria su un pezzo di storia che purtroppo è caduta nell’obliò. Questo tipo di eventi sollecitano la memoria nel ricordo di un "genocidio" e di un esodo che ha coinvolto molto italiani. Ben vengano eventi come questo il quale ha convogliato circa un migliaio di persone che ha avuto la possibilità di partecipare in nome dello sport e ricordando una tragedia che non deve essere cancellata».

 

Adriano Tocchi, presidente della sezione di Roma dell’Associazione Paracadutisti d’Italia, gruppo particolarmente folto alla partenza: «Personalmente, ho deciso di partecipare perché sono nato a Trieste e crescendo lì ho sofferto anche io il dramma di  tutte le popolazioni Giuliano-Dalmate. Inoltre nascendo in quelle zone ho avuto l’opportunità o la sfortuna di vedere dal vivo le foibe».

 

Nicola Trusiani, istruttore paracadutismo sezione di Roma: «Corriamo con il nostro gruppo sportivo che è una sezione della nostra associazione, partecipiamo in 50 circa, ci siamo tutti del 162esimo corso. Credo sia importante ricordare le nostre tradizioni e soprattutto i nostri connazionali che hanno dovuto abbandonare le loro terre».

 

Ignazio Petruzzella, Protezione Civile "Arvalia", impegnata nell'organizzazione della corsa: «È un evento sentito per il ricordo che suscita e per la vicinanza ai cittadini».

 

Roberto Moroni, classe '53 podista. «Ho deciso di partecipare sia perché abito qui vicino sia perché mia moglie è Giuliana ed è giusto commemorare gli esuli. Conosco bene la loro storia ed è giusto contribuire almeno con la presenza». 

 

Manuel Mariani, podista. La sua vicenda è salita agli onori delle cronache per la sua battaglia sui diritti della casa: «Da 14 anni abito in alloggio Ater, assegnato regolarmente e ho sempre pagato l’affitto con una figlia invalida al 100%. E per fatto burocratico tutti i contratti sono stati messi in discussione mandando 350 famiglie sulla strada. Mi sento vicino a quanti hanno perduto la propria casa. Ed il simbolo di tutto questo sono proprio i Giuliano-Dalmati. Oggi, correvo per loro e per noi che, in piccolo, stiamo vivendo un dramma». 

 

Aldo Zaino, vincitore del premio podista più anziano: «Mi sono commosso perché il premio riguarda la mia età, dato che a maggio compio 82 anni. Non me l’aspettavo. La  gara l’ho fatta sempre: questa è la quarta edizione, so che è dura, ma oggi ho faticato un po’ perché non ero in forma, inoltre lo sport fa fede, lo sport unisce e ricorda queste tragiche tragedie successe agli italiani».

 

Adugna Biniyam Senibeta, il vincitore: «Sono contento di aver vinto e complimenti a chi ha organizzato. So che questa, a differenza di tante altre gare, è una corsa che ha un significato storico e sociale molto importante per tutti gli italiani. Sono doppiamente felice di aver partecipato e tagliato il traguardo da primo». 

 

Sofia Yaremchuk, prima arrivata tra le donne: «Belle le motivazioni, bello e impegnativo il percorso. È stata una gara difficile e intensa».   

 

Roberta Boggiatto, seconda piazza: «Che dire... Per me questa gara ha un valore particolare. È un percorso impegnativo e questo rende bella la corsa. Ma per me c'è qualcosa in più: per chi abita da questa parti c'è anche la voglia di onorare i Giuliano-Dalmati e l’importanza storica del quartiere». 

 

Pino Gianfreda, speaker della corsa: «Sono stato la voce di tanti appuntamenti sportivi, anche allo Stadio Olimpico in anni di Lazio e di Roma. Ma, fare lo speaker qui - sono al quarto appuntamento - è sempre interessante e stimolante. Bello vedere così tanto impegno da parte degli organizzatori che viene ripagato dal fatto che ogni anno i numeri dei partecipanti crescono, come anche il piacere di chi viene a correre».