il quartiere giuliano dalmata

IL QUARTIERE GIULIANO-DALMATA
Roma accoglie gli esuli senza una terra

Il Quartiere Giuliano-Dalmata nasce come Villaggio Operaio E42, adibito ad alloggiare gli operai impegnati nell'allestimento dell'Esposizione Universale di Roma (che originò il quartiere EUR, rinominato nel 1965 in quartiere Europa). Con lo scoppio della guerra gli operai abbandonarono le loro case che, dopo una breve occupazione anglo-americana, rimasero abbandonate. Nel 1947, dodici famiglie di profughi giuliani si insediarono nel villaggio, ribattezzandolo Villagio Giuliano.
L'inaugurazione ufficiale e la consegna delle prime unità abitative agli esuli (le camerate dell'ex villaggio operaio ristrutturate e riadattate a piccoli appartamenti), avviene il 7 novembre 1948 alla presenza dell'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri on. Andreotti e alla sig.ra De Gasperi, consorte dell'allora primo ministro in carica. In quella occasione ci fu il primo matrimonio della comunità. Il fiumano Armando Chioggia, classe 1921 sposò nella piccola cappella del Villaggio la romana Fernanda Tombesi, quasi a volere suffragare ufficialmente l'unione della gente fiumana, istriana e dalmata con la accogliente città di Roma. Nel 1955, in seguito all'arrivo di circa duemila esuli istriani e dalmati, assunse il nome attuale. Il 4 novembre 1961 fu inaugurato sulla via Laurentina, per volere dell'Opera Profughi, un monumento costituito da un masso carsico con incastonata la scritta "AI CADUTI GIULIANI E DALMATI" e gli stemmi delle città giuliano-dalmate di Pola, Fiume e Zara. Il 10 febbraio 2008, in occasione della celebrazione del quarto Giorno del Ricordo, è stato inaugurato, su largo Vittime delle Foibe Istriane, un monumento commemorativo per le vittime dei massacri delle foibe.

 

Luoghi della memoria

Cippo carsico. Monumento dedicato ai "Caduti giuliani e dalmati", su via Laurentina presso il civico 638. Sul masso carsico, tratto dai campi di battaglia della prima guerra mondiale, uno stemma bronzeo che raccorda gli emblemi dell'Istria, di Fiume, di Trieste, di Gorizia e della Dalmazia. Venne inaugurato il 4 novembre 1961.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mosaico del pittore polesano Amedeo Colella, già funzionario dell'Opera per l'assistenza i profughi giuliani e dalmati, collocato nella piazza Giuliani e Dalmati nel 1962.

Monumento alle vittime delle foibe, su largo Vittime delle Foibe Istriane, nei pressi della stazione Laurentina della Metro B. Opera del maestro Giuseppe Mannino. Nella dedica si legge: «Ai martiri dell'Istria, della Venezia-Giulia e di Fiume, del mare di Dalmazia, infoibati e annegati per amore della libertà e dell'Italia (1943/1947). La Regione Lazio, la città di Roma e la comunità giuliano-dalmata esule, a perenne ricordo. Roma, 10 febbraio 2008.»

 

 

 

 

 

 

 

Centro idrico di Vigna Murata, su via del Casale Solaro. Sistema di distribuzione idrica del XX secolo (1989). L'opera è stata progettata dall'architetto Francesco Palpacelli ed è costituita da un serbatoio e una torre piezometrica. Realizzata in acciaio ITACOR 2, raggiunge un'altezza massima di circa 120 metri.

• La chiesa di Sant'Andrea fu costruita su progetto dell'architetto Canino tra il 1970 ed il 1972, e fu solennemente consacrata il 29 maggio 1972 dal cardinale Dell'Acqua. L'interno conserva una Madonna in bronzo del Perrotta, ed un Crocifisso urlante, sempre in bronzo, di U. Montalbano; nella cripta è esposta una serie di mosaici raffiguranti i Santi protettori dei paesi di origine dei profughi Giuliano-Dalmati (Alto Adriatico Orientale).

 

 

 

 

 

 

 

 

• La casa della bambina giuliana fu costruita grazie a Oscar e Marcella Sinigalia ed oggi è la sede della Protezione Civile. 

 

 

 

 

 

 

 

• Nel 1962 viene collocata nella Piazza Giuliano-Dalmati il monumento all‘Esodo composto dal mosaico del pittore polesano Amedeo Colella, già funzionario dell'Opera Profughi, con annessa targa che ricorda le città perdute, Fiume, Pola e Zara e quelle rimaste italiane, Trieste e Gorizia.